18.06.2018. Sull’isola azzurra non si vive di solo pesce: un racconto e una selezione delle migliori tavole, tra zuppe di verdure, trattorie pop e grandi classici.
Capri è più conosciuta per la meravigliosa Grotta Azzurra e le sue acque cristalline. Ma Capri non è solo mare! Tanti ristoranti da non farsi mancare e da provare a partitre dal Mammà, la tradizione campana in versione 2.0; l’Aurora, la tavola più antica dell’isola assurta alla ribalta del glamour globale; da Tonino, la trattoria contemporanea felicemente sopravvissuta in uno degli angoli remoti della campagna, a cento metri dalle rivali Grottelle; Capri Palace e Quisisana, i Grand Hotel Cinque Stelle nei quali la cucina regionale ha messo all’angolo quella internazionale; Paolino, il turbine pop del cielo giallo limon; i Faraglioni, dalla pergola centenaria sotto la quale attovagliarsi per seguire lo struscio mondano o sedicente tale…
E’ davvero vasta l’offerta eno-gastronomica sull’Isola dell’Amore, non è una meta molto economica, ma una meta che resta nei ricordi per la vita. Difficilmente delude!
Prima di scegliere Capri come meta d visitare è importante capire quanti giorni potete dedicarci a questa isola spettacolare, la durata del soggiorno e il luogo dove dormire diventaranno elementi fondamentali per prenotare il tuo soggiorno qui.
Offre viste da mozzafiato, un tour enogastronomico e passeggiate chilometriche da non poter perdere tra i suoi unici sentieri.
Consigliamo di abbandonare cellulare e GPS per un piccolo soggiorno per poter godere a pieno dei paesaggi l’isola di Capri, l’isola dell’amore vi offre.
Non può mancare la tappa ad uno dei tavolini della Piazzetta, quella che alcuni indigeni un po’ pomposamente chiamano “il salotto del mondo”.
Il mio posto del cuore è il Bar Tiberio, dove se la cavano piuttosto bene anche con i cocktail, ma dovunque vi sediate, dal Caffè Caso al Gran Caffè, al Piccolo (splendente per il recentissimo restyling), sarete accolti come ospiti di riguardo. Se cercate dolci e gelati, la pasticceria per eccellenza è giusto dietro l’angolo: da Alberto, dove i ragazzi vengono anche all’alba a prendere i cornetti caldi.
C’è una categoria fortunata, alla quale va bene ogni posto: gli innamorati, i romantici che camminano mano nella mano. Quelli che in stato di grazia non si lamentano mai, nemmeno nei momenti di massima confusione. E ce ne sono, altro che: l’alta stagione ha picchi frenetici, che si tratti dei primi fine settimana di primavera, di luglio o di agosto. Ma fate gli gnorri. Anche se capitate nel casino, un posto dove rifugiarvi – magari prenotando con un po’ di anticipo – lo troverete. L’ingrediente, anzi la Regola Numero Uno è semplice: non avere fretta ed espellere le tossine dell’ansia urbana.
Liberatevene quando siete ancora in aliscafo, così appena sbarcati a Marina Grande, se avrete appetito potrete placarlo al Porto, prima ancora di raggiungere il paese: lo Zodiaco e i suoi astri si presentano come un viatico sereno, dove tirare il fiato sul molo davanti al quale dondolano all’ormeggio gozzi, barchette e barche da pesca. Che siate saliti in taxi o in funicolare, eccovi in Piazza. Venti metri: Isidoro e sua figlia Loredana han messo su una macchina da guerra che non chiude mai, come il movimentato e scanzonato Caprì, a cento metri (ampia selezione di vini): nonostante i molti turisti, tengono botta. Sempre sorridenti!
Tutte le strade partono da qui, a raggiera. Se salite le scale della Chiesa e vi infilate nel tunnel bianco che taglia il cuore medievale del paese, eccovi subito da Mammà. Total white sul Golfo di Napoli. Qui officia Salvatore La Ragione, cresciuto assieme a Gennaro Esposito (dal quale si è separato recentemente), che fa tesoro della maturità conquistata in Costiera, da dove attinge a piene mani sia per il patrimonio di verdura dei ricchi orti, sia per la fornitura di pesce di rara freschezza: crudi d’ogni sorta e paste d’invenzione azzeccata. Unica avvertenza per chi detesta il rumore eccessivo, gli “happy birthday” intonati dai camerieri attorno ai tavoli dove qualche foresto celebra il compleanno. Un folclore che non si addice ad uno stellato.
Al contrario silenzio e discrezione sia alla Capannina (siamo ripassati dalla Piazzetta) solido locale vecchio stampo (l’unico a proporre sempre una zuppa di verdura di stagione) fermo nel tempo, sia nel curato giardino di Villa Margherita (valente il nuovo cuoco sotto la guida attenta del patron Piero D’Emilio) accanto alla Certosa. Sia nei grandi alberghi: il Quisisana, regno del sornione e velocissimo Stefano Mazzone, offre un gourmet raccolto e di charme, governato dal mitico Aldo D’Errico, maestro di cerimonie. Vinta la battaglia per imporre orgogliosamente anche ai più sospettosi il km buono, tanto Mazzone quanto il suo collega di Anacapri Andrea Migliaccio al Capri Palace puntano su un riuscito equilibrio tra la perfezione delle esecuzioni e un’eleganza mai calligrafica. Molti gourmet le considerano le tavole top di Capri ed è difficile non trovarsi d’accordo, anche se scontano la riluttanza – sciocca – che parecchi mantengono nei confronti dei ristoranti d’albergo! Come il Rendez Vous così l’Olivo vi trasportano via dalla pazza folla, il primo potendo contare su un barman di esperienza come Paolo Ruggiero (depositario di segreti alcolici di re, regine, attori e sgallettate globali) e il secondo sui cocktail del pimpante Antonio Chirico. Fidatevi di loro.
Se volete restare in paese, merita una tappa l’Aurora: già piccola trattoria inventata il secolo scorso da Gennaro e Lucia D’Alessio, è stata trasformata in una gioiosa macchina da guerra dall’energica figlia Mia e da suo marito Franco Aversa, cuoco abile nel giocare tra i piatti della famiglia e le richieste di una clientela che si aspetta di fare una nuova esperienza gastronomica, pescando magari nella ricca cantina messa su da Mia nell’arco di anni. Qui davanti, in attesa ordinata, si raccoglie la stessa clientela che anela di passare subito dopo a ballare sui tavoli dell’Anema e Core ammaestrata da Guido Lembo: un must!
Cenare all’aperto? Facile: scegliete tra due passeggiate, oppure fatele entrambe: la prima – quasi tutta in piano – arriva in fondo a via Tragara, sul belvedere incantato che guarda lo scoglio delle Sirene. Al Monzù del Punta Tragara si muove con determinazione il brillante Luigi Lionetti. Prima di attovagliarvi, tappa d’obbligo al bar della piscina! Ma se vi va di allontanarvi per qualche minuto in più, imboccate a passo tranquillo la strada per Matermania, fino al bivio allegramente illuminato dal neon azzurrino dell’edicola dedicata alla Madonna. Della piazza si sente appena l’eco della campana quando batte l’ora. A sinistra per l’Arco Naturale e le Grottelle, le piccole grotte sotto la cui volta un tempo si cucinavano pizza e focaccia. Trattoria apprezzabile perché non è mai cambiata: una proposta semplice – dai ravioli al pollo, al limoncello – in un set che ti rapisce nelle serate di luna piena, quando vedi il mare increspato d’argento. A destra, invece, cammino rapido alla volta di Tonino, posto dove si andava per trovare uno scorcio di campagna e che si è affermato come la rivelazione pop degli ultimi anni: tecnica, lavoro e passione dei fratelli Aprea, Salvatore (chef dalla mano leggera e giocosa) e Gennaro (inquieto cacciatore di grandi etichette e autore di una formidabile carta dei vini).
La mappa sarebbe incompleta se non citassimo una pizzeria-ristorante cara ai viandanti: lo Sfizio, dove riposare le membra sulla lunga via Tiberio, l’erto cammino per Villa Jovis e il Parco Astarita, uno degli itinerari più battuti dagli stranieri e da tanti italiani sulle tracce dell’Imperatore che amò perdutamente l’isola, erigendovi più di dieci ville. Anche oggi è facile innamorarsi di Capri. Tentar non nuoce, soprattutto se la tavola e il vino ti sono amici… Divertitevi!